Per misurare il disagio legato a condizioni ambientali calde e umide, viene impiegato frequentemente l'indice humidex (o umidex, detto anche "indice di calore"),[7] che calcola la temperatura
percepita, tenendo anche conto dell'umidità. L'indice humidex può essere ricavato a partire dalla seguente formula:
dove H è la temperatura apparente humidex (in °C), T è la temperatura (effettiva) dell'aria (in °C), ed e è la pressione parziale del vapore dell’aria (in
hPa). Il valore di e può essere misurato con appositi strumenti oppure calcolato empiricamente a partire dall'umidità relativa, con la formula empirica indicata alla voce
umidità relativa. Dunque la temperatura apparente H è funzione della temperatura effettiva e dell'umidità relativa.
Esistono altri indici per le condizioni calde e umide, come gli indici di disagio THOM, che però non forniscono una valutazione della temperatura apparente.
Per misurare invece il disagio legato a condizioni ambientali di freddo e vento, viene impiegato frequentemente l'indice wind chill (detto anche "indice di raffreddamento"), che calcola la
temperatura percepita tenendo conto anche della velocità del vento. L'indice wind chill è stato utilizzato per la prima volta nel 1936 da Paul A. Siple, ricercatore
nell’Antartico. Sono state proposte diverse formule per questo indice; la formula corrispondente al New Wind Chill Equivalent Temperature Chart (introdotto nel 2001 dal National Weather
Service - NWS - degli USA) è la seguente:
dove W è la temperatura apparente wind chill (in °C), T è la temperatura effettiva dell’aria a 10 m di altezza (in °C), V è la velocità del vento (in
km/h). La formula indicata è valida solo per velocità del vento maggiori o uguali a 1,3 metri al secondo (4,68 km/h) e per temperature effettive inferiori a 10 °C.